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Idee confuse sulla questione della vendita degli alcolici ai minori
Da un articolo di giornale lo spunto per chiarire come stanno le cose con una nota del Ministero dell'Interno
Quanta (imbarazzante, voluta?) confusione!!

Foto di repertorio dalla rete

IL TIRRENO
Cosa dice la legge
Vietato servirlo, non venderlo: ecco cosa prevede la legge per i minori
Divieti insufficienti. E il consumo fra i giovanissimi aumenta del 10%

In Italia c’è una sola norma specifica che tutela i minori dall’alcol: è l’articolo 689 del codice penale sulla “Somministrazione di bevande alcooliche a minori o a infermi di mente” che prevede l’arresto e il carcere fino a un anno per il titolare di un locale che serva alcolici a un ragazzo che abbia meno di 16 anni.
Per la precisione, il testo dell’articolo recita: «L’esercente un’osteria o un altro pubblico spazio di cibi o di bevande, il quale somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcooliche a un minore di anni sedici.... è punito con l’arresto fino a un anno. Se dal fatto deriva l’ubriachezza, la pena è aumentata. La condanna importa la sospensione dall’esercizio».
In sostanza, questo significa che in Italia è vietata la somministrazione ma non la vendita di alcolici a minori, come fra l’altro riporta anche il sito del ministero della Sanità. (*)  Che denuncia come i ragazzi italiani di 11, 13 e 15 anni - stando a un studio internazionale svolto in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) - siano «ai primi posti per il consumo settimanale di alcol».
Non solo. Secondo le statistiche del ministero sull’abuso di alcol nel decennio 2001-2011, si evince che «tra i ragazzi di 11-15 anni la quota di chi ha almeno un comportamento a rischio (con consumo elevato) è pari all’11,9% senza differenze di genere evidenti».
Ancora più preoccupante è un altro dato: riguarda il fatto che gli aumenti più elevati di consumo di alcol fuori dai pasti «si osservano fra i giovanissimi di 11-17 anni. In questa fascia di età i consumatori di alcol fuori dai pasti passano da 44,4% del 2010 al 54% del 2011».
Non stupisce, quindi, il tentativo già nel 2007 di Livia Turco di modificare l’articolo del codice penale sull’alcol e i minori. Già 5 anni fa, infatti, nella relazione allegata al disegno di legge si evidenziava che 1 milione e mezzo di adolescenti aveva un comportamento a rischio (un consumo smodato) per quanto riguarda l’alcol. Nello specifico, si sottolineava che 1 ragazzo su 5 fra gli 11 e 15 anni aveva un comportamento a rischio e che 14 adolescenti su 100 fra i 16 e 17 anni facevano un consumo eccessivo di alcol. Inoltre, l’Italia risultava il paese con il primato in Europa per la precoce iniziazione dei ragazzini all’alcol (intorno agli 11 anni).

(*) Nota di Roberto Argenta AICAT: ben vengano le proposte di legge di iniziativa popolare per vietare gli alcolici ai minori. In attesa sarebbe utile applicare e conoscere i limiti che già ora la legge impone. Già adesso la vendita degli alcolici è vietata ai minori di sedici anni. Qui di seguito il parere del Ministero dell’Interno.

 


 

 

IL TIRRENO


MERCOLEDÌ, 05 SETTEMBRE 2012
Alcolici da proibire il 90% è favorevole 
IL SONDAGGIO 

Novanta per cento di favorevoli al divieto di vendere superalcolici ai minori, dieci per cento di contrari. Il sondaggio che abbiamo lanciato sul nostro sito (www.iltirreno.it) dà un’indicazione netta: al divieto di somministrazione va aggiunto anche il divieto di vendita. Dello stesso segno anche i commenti postati sulla nostra pagina Facebook. Anche oggi si può votare il sondaggio e commentare.


 

IL TIRRENO


MERCOLEDÌ, 05 SETTEMBRE 2012
Anche Monti si dimentica dell’alcol 
Il divieto di vendita ai minori escluso dal decreto che oggi va in consiglio dei ministri: l’Italia resta cenerentola in Europa 

di Ilaria Bonuccelli
Sono in pericolo i ragazzini italiani. Quasi il 12% degli adolescenti fra gli 11 e i 15 anni beve troppo. E poco meno del 19% dei giovani fra i 14 e i 17 anni consuma alcol fuori pasto, con un aumento di più del 3% rispetto a un decennio fa. Eppure di loro si dimentica anche il governo Monti. Nel “decretone” sulla sanità che oggi va in consiglio dei ministri non c’è traccia del divieto introdotto, invece, per il fumo: il divieto di vendita di alcolici ai minorenni. Il ministro della Sanità Renato Balduzzi non ci ha pensato. E prima di lui se ne sono dimenticati, nelle contrattazioni della politica, i suoi predecessori. Sono arrivate norme fondamentali sulla sicurezza stradale, sul divieto di somministrazione dell’alcol nelle discoteche dopo le tre del mattino o di vendita di liquori in autostrada, ma nessuno è riuscito a impedire a un adolescente di ubriacarsi con una bottiglia di vodka comprata in un supermercato o in negozio qualunque. E lo Stato ha lasciato all’iniziativa personale (e alla coscienza) di qualche catena della grande distribuzione la scelta di dotarsi di un regolamento interno per non vendere gli alcolici ai minorenni. La svista - se di svista si è trattato - è grossolana. Perché negli ultimi anni i richiami non sono mancati, sia in Italia che in Europa. Tanto che oggi l’Italia è rimasta in compagnia di pochi paesi - come Albania e Serbia - a non avere un divieto di vendita di alcolici ai minorenni. In compenso, nel decretone svuotato sulla sanità, il ministro Balduzzi aveva pensato di combattere la dipendenza da videogiochi allontanandoli di qualche metro dalle scuole. Senza considerare che forse sarebbe stato meglio vietare ai ragazzi di comprarsi la birra o il vino da un distributore automatico. Eppure la relazione sulla sanità illustrata da Balduzzi a dicembre al Parlamento denuncia che l’alcolismo giovanile è un fenomeno in crescita. In Italia più che nel resto d’Europa: «Il decennio 2000-2010 - cita il ministro - ha visto radicarsi particolarmente il consumo di alcol fuori pasto fra i più giovani e i giovanissimi (passato dal 14,5% al 16,9%). Tra le ragazze nell’ultimo quindicennio la quota di consumatrici fuori pasto è quasi triplicata». L’Istat conferma l’andamento e il Moige, il Movimento italiano dei genitori si stupisce che il ministro Balduzzi sia colto da sviste così clamorose sul divieto di vendita dell’alcol per i minori, quando presta una giusta attenzione a innalzare i divieti sul fumo ai diciottenni. Tanto più che a settembre 2011, a Baku è stato approvato (anche dall’Italia) il Piano d’azione europeo 2012-2020 per ridurre il consumo dannoso di alcol. Uno degli impegni assunti dagli stati dell’Unione europea recita: «Dovrebbe essere imposta un’età minima per acquistare alcolici. Dove tale età minima è minore dei 18 anni, sarebbe conveniente portarla a 18 anni per tutte le bevande sia negli esercizi con licenza di somministrazione che di vendita. Potrebbe essere previsto un particolare impegno per l’implementazione dei controlli, come l'utilizzo di giovani quali acquirenti di prova per assicurare che gli esercizi rispettino l’età minima di acquisto». Di fronte anche a questo piano, di fronte ai dati illustrato al Parlamento e alla consapevolezza - secondo indagini svolte dall’Organizzazione mondiale della Sanità - che «i ragazzi italiani di 11, 13 e 15 anni sono ai primi posti (in Europa) per il consumo settimanale di alcol», sembra incredibile che il governo Monti si dimentichi di vietare la vendita di alcolici ai minorenni. Il Tirreno, però, ha deciso di non dimenticarsi di questi numeri. Perché le cifre, questa volta, sono ragazzi. Sono storie. E per una volta i parlamentari e ministri devono essere chiamati a rispondere di un’amnesia che non ha giustificazioni. Per questo lanciamo una petizione. Una raccolta di firme per chiedere un emendamento al decretone sanità che non costa nulla e che, invece, può garantire risparmio: in salute, in vite. Chiediamo una firma per vietare la vendita di alcol ai minori. Il Moige ci appoggia. Ma ognuno è importante in questa campagna. Anche l’impegno di Balduzzi che promette una risposta per domani.




IL TIRRENO


Alcol ai ragazzini nessuna multa 
Così falliscono i controlli nei locali, rarissime le eccezioni I vigili della Versilia raccontano come viene aggirata la legge 

di Ilaria Bonuccelli
Tanti controlli, neppure una denuncia. Se si eccettua quella - dall’esito giudiziario ancora incerto - contro la Baracchina Marrakesh di Livorno. E così sulla costa, da Marina di Carrara alla Versilia, i ragazzini con meno di 16 anni continuano a bere liquori, senza mostrare documenti che nessuno chiede. Sballo a buon mercato, con le offerte che li incalzano nell’orario pre-serale: 5 shortini al prezzo di uno, senza che i vigili urbani del litorale possano fare molto per fermarli. Sono in pochi e, spesso, conosciuti. Le missioni in borghese sono quasi inutili e l’unica risultato «è l’azione di disturbo». Puoi ottenere, insomma, che con i vigili in giro in un locale, in borghese o in divisa, il gestore non serva cocktail o birre a un minorenne senza essersi accertato che abbia almeno 16 anni. Almeno fino a quando non se ne sono andati. Anche se - sottolinea Esmeralda Giampaoli, titolare di un locale a Torre del Lago e presidente nazionale di Fiepet Confesercenti (il sindacato dei gestori di locali e pubblici esercizi) - «sempre più spesso ci troviamo di fronte a ragazzini che ci vengono a chiedere solo il ghiaccio con il bicchiere in mano: l’alcol se lo sono comprati due ore prima al supermercato e nessuno glielo ha potuto impedire. Per questo alle dieci e mezzo sono giù ubriachi. Non certo perché bevono un drink in un pubblico esercizio, dove la quantità di alcol - dovendo anche calcolare il guadagno dell’esercente - è sempre contenuta». Controlli inefficaci. Il ritornello è lo stesso ovunque: i vigili sono pochi, le emergenze tante, a cominciare dal dilagare del commercio abusivo che si vede di più della piaga dell’alcolismo minorile. La maggior parte delle volte, le verifiche nei locali frequentati dai ragazzini scattano su segnalazione. A Forte dei Marmi, ad esempio, intorno al 20 di agosto il comandante dei vigili, Giuseppe Antonelli ha organizzato una verifica in un locale del centro: la pattuglia è arrivata, ma gli uomini in divisa non hanno trovato barman che servissero alcolici ai minori di 16 anni. «E’ ovvio che di fronte a uomini in divisa tutto risultasse in ordine - ammette - ma ho inviato una segnalazione alla polizia, raccomandando un’operazione in borghese. Per ottenere risultati, servirebbe una vigilanza costante e in borghese delle forze di polizia». Allora si potrebbe beccare in flagranza qualche gestore che serve alcol a minori di 16 anni. O che magari continui a servire superalcolici dopo le tre di notte in discoteca che, in alcuni locali della Versilia, per la polizia municipale di Pietrasanta sarebbe un’abitudine consolidata. «Quello che è accaduto la settimana scorsa - spiega l’ispettore Giovanni Iacobucci - è significativo: siamo entrati in una discoteca dove il personale si è messo a pedinarci. Per tutto il tempo che siamo rimasti, anche dopo le tre i clienti continuavano a chiedere consumazioni a base di alcol nei vari bar del locale. Un cliente particolarmente insistente, dopo una serie di rifiuti ha allungato una mano e si è messo una bottiglia di rhum sotto la camicia. Noi pensavamo che avesse commesso un furto: poi abbiamo capito che aveva agito così perché non gli tornava il rifiuto a versargli da bere». Con gli occhi di tutti puntati addosso, però, non è emersa alcuna irregolarità. Anche perché gli stessi ragazzi annusata la presenza di vigili si tengono lontani dal bar. Divertimento sicuro. Quello che è certo è che la Prefettura di Lucca giovedì ha convocato il comitato di sicurezza al quale partecipano i gestori dei locali della Lucchesia e della Versilia per affrontare anche la questione del consumo di alcol. In quella sede verrà ribadita la necessità di verifiche (da parte delle forze dell’ordine) sul consumo e la somministrazione soprattutto ai minori. Il problema, però - osserva il comandante dei vigili di Camaiore - è che molti gestori, attraverso le proprie associazioni di categoria sostengono, in maniera strumentale, sicuramente, che la legge vieta di somministrare l’alcol ai minori di 16 anni, ma non impone l’obbligo di controllare i documenti. E quindi si rifiutano di svolgere questa mansione. Certo, sono cavilli, ma la questione rischia di diventare spinosa. E per risolverla, io dovrei avere personale da mandare tutte le sere nei locali per i controlli in borghese. Anzi, il modo migliore sarebbe poter mandare i miei vigili in un altro comune dove non li conoscono e poter utilizzare sul nostro territorio quelli di un altro comando. Così le verifiche riuscirebbero meglio». Le (poche) multe. Le uniche sanzioni, quindi, non vengono elevate per l’alcol somministrato nei locali ai minori di 16 anni, ma per mancato rispetto di disposizioni contenute nelle ordinanze che i sindaci hanno firmato nel nome della sicurezza: abbandono di bicchieri per la strada, consumo di alcolici in luoghi pubblici, anche con bottiglie di vetro, come ad esempio è avvenuto a Carrara nelle settimane scorse. Si tratta di norme generiche contro il consumo di alcol di cui beneficiano anche i giovanissimi, ma non pensate per loro. Anche se spesso sono proprio i ragazzini, anche di 13-14 anni, a girare in strada con i superalcolici o la birra in mano. 

Giovedì, 06 Settembre 2012
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