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Rassegna stampa Alcol e guida del 5 dicembre 2007

A cura di Roberto Argenta e Alessandro Sbarbada

L’ARENA

SANT’AMBROGIO
L’associazione di Ponton, che raggruppa 15 club di alcolisti in trattamento, presenterà venerdì a Domegliara un’iniziativa
I danni dell’alcol in un film
Un documentario dell’Acat sui problemi che questa dipendenza crea nelle persone
Si chiama «Alcol senza stagioni e frontiere» ed è un documentario che sintetizza l’esperienza di chi è uscito da questa dipendenza. L’ha realizzato l’Acat Adige-Lessinia, in collaborazione con l’Acat Vicenza.
L’associazione Acat Adige-Lessinia raggruppa 15 Clubs Alcolisti in Trattamento, con sede a Ponton di Sant’Ambrogio di Valpolicella.
Il documentario sarà presentato, in prima assoluta, venerdì alle 20,45 nelle Opere Parrocchiali di Domegliara. Una visione diretta, lucida, nell’affrontare un problema che diventa, nella persona, dipendenza senza che questa se ne renda conto.
«Alcool senza stagioni e frontiere», spiega Daniela Castelletti, presidente Acat Adige-Lessinia, «contiene testimonianze di chi è uscito dal disagio grazie alla frequenza del Club, alla propria forza di volontà ed al ruolo fondamentale che ha la famiglia come luogo di superamento dei problemi causati dall’alcol e, nel contempo, di formazione per i rischi connessi all’uso di sostanze psicoattive. E’ difficile, ne siamo tutti consapevoli, confrontarsi col proprio bere anche a bassi consumi, perchè si pensa sempre che il problema sia degli altri, perchè si pensa sempre che si può smettere di bere in qualsiasi momento, basta volerlo. E, invece, la realtà mostra purtroppo una situazione ben diversa. In questo contesto le famiglie dei clubs, per le nostre comunità, costituiscono un primo segno di testimonianza di come si possa ritrovare la serenità in un clima di ascolto, di condivisione e di tolleranza».
Attorno al soggetto-famiglia ruota l’opera dell’Acat. «Siamo una comunità multifamigliare», prosegue la presidente Daniela Castelletti, «composta da nuclei che hanno in comune i problemi dovuti all’assunzione ed alla dipendenza da bevande alcoliche. Ci ritroviamo una volta alla settimana nella sede posta nel proprio territorio di appartenenza per rinforzare la motivazione all’astinenza nella famiglia, per cambiare stile di vita e comportamenti nonchè per diventare attivi nella comunità locale per la promozione e la protezione della salute intesa come benessere fisico-psichico-sociale. Agli incontri, oltre alle famiglie, partecipa il servitore-insegnante, che è una persona formata, col compito di facilitare e stimolare la comunicazione ed il processo di cambiamento. I nostri strumenti sono sintetizzabili nell’accoglienza della persona come tale, senza preclusione di alcun tipo, basandoci sempre sul volontariato che costituisce un’immensa ricchezza di risorse rappresentate dall’impegno di ciascuno, dal lavoro di gruppo e dal comune e generale obiettivo di diffondere ed acquisire, a ciascuno, conoscenze e consapevolezza in modo che ogni persona possa assumere atteggiamenti responsabili per la propria salute».
I Clubs applicano la metodologia del professore croato Vladimir Hudolin nel 1964.
M.U.


LA NAZIONE

LE NOSTRE INCHIESTE
Schiavi dell’alcol a 14 anni

"Perché è un gioco da grandi" Non è un mistero che tra i giovanissimi, ragazzini di un’età compresa fra i 14 e i 17 anni, sia in costante aumento il consumo di alcol. E come accadde in passato con le sigarette, a bere di più ora sono le ragazze: negli ultimi 4 anni, infatti, sono cresciuti dell’11% i ragazzi che usano sostanze alcoliche e le femmine sono il 16% in più
Firenze, 5 dicembre 2007 - "Come ho cominciato? Come tutte le cose che fanno male - fumo, sballo, droghe - ho iniziato per seguire qualcuno che mi sembrava meglio di me. Per sentirmi parte del gruppo: bere è gioco che ti fa sentire grande". Parla e si torce le mani tormentando le unghie smangiucchiate, Matteo (questo naturalmente non è il suo vero nome per rispetto della sua privacy, ndr.), e fa male al cuore ascoltarlo raccontare di un passato da ex alcolista, con quel viso di bimbo su cui iniziano a spuntare ora i primi peli di barba biondiccia.
Matteo così giovane, bello, il figlio perfetto, con un buon voto alla licenza media e tanti amici. Certo, la roba firmata, quella sì, e il motorino che va di moda. Ma sempre nelle regole. Poi le prime uscite che non fossero quelle per il compleanno di un compagno in pizzeria o il cinema con la classe. Ed è così, in modo normale, che si può finire, a solo 15 anni, in terapia di gruppo, l’unico appiglio a cui aggrapparsi per non veder affogare la propria anima in fondo a una bottiglia.
Matteo non è il solo. Al contrario, la compagnia non gli manca: non è un mistero che tra i giovanissimi, ragazzini di un’età compresa fra i 14 e i 17 anni, sia in costante aumentato il consumo di alcol. E come accadde in passato con le sigarette, a bere di più ora sono le ragazze: negli ultimi 4 anni, infatti, sono cresciuti dell’11% i ragazzi che usano sostanze alcoliche e le femmine sono il 16% in più.
"Per gli adolescenti comprare birre o superalcolici è facilissimo", spiega Stefano Superbi, uno degli educatori che segue i giovanissimi alle prese con la dipendenza da alcol a Villa Lorenzi , centro di prevenzione per minori a rischio (www.villalorenzi.it,). Un’oasi verde nata nell’88 con l’obiettivo di "sostenere chi chiede aiuto", dall’esperienza umana e professionale di Zaira Conti che, alla fine degli anni ’70, cominciò a interessarsi di tossicodipendenti. «Non potevo rassegnarmi a vedere dei giovani che bruciavano così la loro esistenza", confida da sempre.
"Purtroppo la droga oggi non è l’unico problema - sospira Zaira Conti, in questi giorni impegnata a organizzare una grande festa a Villa Lorenzi per il 18 dicembre -. E gli educatori che seguono i ragazzi lo sanno bene".
"Noi lavoriamo molto con i giovani che fanno uso di sostanze, e una di queste sostanze è proprio l’alcol - conferma Stefano Superbi -. Si parte dai quindici anni in su, e non si pensi a casi sociali. Sono ragazzi normali di famiglie normali, che arrivano prestissimo a farsi anche sette, otto birre al giorno. Oppure roba forte".

Ma com’è possibile?
"A parte il fatto che basta passare due ore in piazza Santa Croce, la più gettonata d’estate fra i giovanissimi, ma anche in San Lorenzo o Santo Spirito, per trovare venditori abusivi di ogni etnia pronto a dare birre o altro, dubito che anche chi lavora nei bar faccia rispettare il famoso limite dei sedici anni per somministrare bevande con decine di gradi. Inoltre...".
Inoltre?
"Questi ragazzini trascorrono troppe ore fuori, di notte. Il problema, parlando con loro, è che i locali aprono tardi: quindi per ingannare l’attesa prima di entrare in discoteca (il via è a mezzanotte o giù di lì), ecco che scatta il giro dei pub. E quindi bevi, anche per darti un contegno. Se una birra è innocua (ma non a 14, 15 anni), tre diventano tanta roba. Poi un’altra bevuta in discoteca, e si comincia anche a casa, prima di uscire, per essere dell’umore giusto".
Per consumare gli ci vogliono soldi. In famiglia non vedono niente, non si insospettiscono delle richieste economiche?
"Oggi assistiamo a un paradosso: c’è una grande protezione dei ‘cuccioli’, fino alla fine delle scuole medie. Poi scatta il meccanismo del ‘devono crescere’, e i genitori sbracano, rischiano di perdere il controllo".

In che senso?
"Nel caso della discoteca o del fare tardissimo cadono vittima del ricatto: ‘ma lo fanno tutti’, ‘così non troverò mai amici’. Il terrore di avere un figlio ‘diverso’, non accettato dal gruppo, spinge padri e madri ad accettare tutto, anche questi orari sballati: le due, le tre di mattina. Noi qui vediamo regolarmente una cinquantina di ragazzi, chi una volta la settimana, chi due, chi tutti i giorni. Posso dire che in quasi tutti i casi c’è una perdita di controllo da parte delle famiglie".
Perché si accorgono che il figlio beve quando è tardi?
"Come nel caso della droga, la famiglia spesso è l’ultima a prendere coscienza del problema, un po’perché i figli si idealizzano (‘lui non lo farebbe mai’), un po’perché non si vuol vedere. Poi loro sono abilissimi bugiardi, fino a quando la situazione finisce fuori controllo".
E allora?
"Si chiede aiuto. Sono i servizi sociali o il medico a indirizzare babbi e mamme a strutture come la nostra, ma sono strade dure".
Perché?
"In primo luogo perché è indispensabile la piena collaborazione di chi ha il problema, che all’inizio si ribella. Quando tutto va bene, parte un lungo percorso: recupero dell’autorità per i genitori e almeno un anno di lavoro con i ragazzi, un anno fatto di sofferenze e ricadute".
Riescono a uscirne?
"Fra chi ha lo stesso problema, nel gruppo dei ‘pari’, è più facile che scatti il coinvolgimento, e nella maggioranza dei casi la vicenda si avvia verso una conclusione positiva".
Quanti sono i ragazzi che riescono a uscire dal bicchiere?
"L’ottanta per cento, direi. E non è poco".
Letizia Cini


AFFARI ITALIANI

Guida scegliendo la vita
di Alessandro Merluzzi psichiatra, psicologo, psicoterapeuta e Lucia Saporito, Avvocato
Mercoledì 05.12.2007 - L’incontro costante con il dramma dei genitori che perdono improvvisamente i figli a seguito di un incidente in quanto quello che doveva essere un momento di divertimento diviene, per la rincorsa al fatidico “sballo”, un evento tragico e considerando i dati, purtroppo in costante ascesa sulle vittime, spesso giovanissime, ha indotto alla formulazione di un progetto che costituisca occasione di riflessione interdisciplinare ossia: psico-sociale, culturale e giuridica. A partire da un’efficace sinergia multidisciplinare si possono elaborare e trasformare gli stimoli della riflessione in interventi etici che accompagnino le fasi di formazione della personalità, iniziando sin dalla tenera età e ad attuare strategie che pongano fine a queste stragi stradali. L’obiettivo non è quello di trasmettere messaggi frustranti e punitivi ma, invece, di consentire il germogliare della cultura della vita.La matrice che nutre il progetto della campagna Guida scegliendo la vita è prevalentemente psicologica e porta ad analizzare il concetto di rischio che, rappresentando un aspetto particolarmente importante e caratterizzante della vita adolescenziale, merita di essere approfondito nelle varie sfaccettature.

In particolare:
1) ad interrogarsi sul significato dell’assunzione di alcool e droghe, spesso causa dell’incidente, per chiedersi se questo rappresenti solo uno stile di vita, ispirato più al trendy che all’etica o sia, invece, il simbolo di un disagio profondo del mondo giovanile, su cui noi adulti dovremmo riflettere, senza licenziare semplicemente tutto come “prodotto della società attuale” e lasciando ogni tentativo d’intervento e contenimento del problema alle istituzioni e alla politica;
2) a chiedersi come i mass media e mondo virtuale influiscono e condizionano la percezione del sé e del rischio;
3) a informare sulle nuove norme vigenti, le quali, se da un lato hanno recentemente inasprito le sanzioni, dall’altro hanno introdotto un elemento culturale e sociale innovativo, quanto mai ispirato al precetto costituzionale della funzione rieducativa e riabilitativa della pena, prevedendo una maggiore consapevolizzazione dell’infrazione commessa attraverso l’impiego del trasgressore in attività di aiuto presso strutture ed associazioni impegnate per la riabilitazione dei pazienti a seguito d’incidenti stradali. La sanzione perde così l’aspetto esclusivamente inflittivo detentivo-pecuniario per avvicinarsi maggiormente ad una concezione solidaristica sempre più attenta al rapporto vittima-autore nell’ambito della riparazione del danno.


ALCOLISMO

"Smaltisco e...riparto", campagna contro le morti del sabato sera (*)
Sì al divertimento sicuro: prevenire gli incidenti stradali, cambiando approccio culturale.
Il mezzo sarà l’etilometro, a cui volontariamente verranno sottoposti i ragazzi prima di mettersi alla guida dopo una serata nei locali da ballo o in un pub. E’ la filosofia di "Smaltisco e … riparto", campagna che partirà prima di Natale in una discoteca del Viterbese, per poi allargarsi a tutti i locali aderenti. E così, se i ragazzi non vanno alla prevenzione, la Provincia porta la prevenzione dai ragazzi.
Il progetto, promosso dall’assessorato ai Lavori pubblici, è stato presentato questa mattina dal presidente della Provincia, Alessandro Mazzoli, e dall’assessore competente, Antonio Rizzello.
"L’impegno della Provincia a favore della sicurezza stradale si muove su un duplice piano – ha spiegato Mazzoli –. L’assessorato ai Lavori pubblici ha avviato una serie di lavori sulla rete stradale provinciale per la messa in sicurezza e una migliore visibilità degli incroci pericolosi. All’inizio del 2008, inizieremo poi la realizzazione di alcune rotatorie in punti nevralgici per la viabilità. Di ieri è la notizia dei 15 milioni di euro in arrivo per la Cassia. Accanto a questo, vogliamo anche procedere con una campagna informativa e il rafforzamento nei cittadini della consapevolezza dei rischi che si corrono quando ci si mette alla guida in condizioni non ottimali".
Da qui nasce il progetto "Smaltisco e… riparto", "per il quale – ha illustrato l’assessore Rizzello – abbiamo siglato una convenzione con una cooperativa sociale. Il nostro piano d’azione è di individuare all’entrata dei locali da ballo il soggetto che ha guidato e avrà quindi la responsabilità di farlo anche a serata conclusa. Gli verrà apposto un timbro sulla mano e concesso di entrare nel locale con il 50% di sconto sul biglietto d’ingresso. All’uscita, sempre su base volontaria, il personale della cooperativa gli proporrà di sottoporsi all’alcol test. Se dovesse risultare in stato di ebbrezza, il ragazzo verrebbe invitato ad attendere in un’apposita sala di compensazione, per smaltire la sbornia. Oppure a far guidare un amico sobrio".
L’obiettivo? "Fare in modo che sorga un maggiore senso di responsabilità da parte di ognuno. Fra le nostre priorità – ha aggiunto il presidente – c’è mandare un messaggio preciso ai giovani, cioè che ci si può divertire senza mettere a rischio la vita. Così vogliamo dare un contributo alla prevenzione delle stragi del sabato sera, in modo che i ragazzi assumano un atteggiamento diverso nei confronti del divertimento".
E sempre sul concetto di prevenzione ha chiuso Rizzello. "Credo che un’impostazione punitiva e repressiva da sola non basti per far diminuire l’uso di alcol e aumentare la sicurezza sulle strade. Quello che invece ritengo indispensabile – ha concluso l’assessore – è che i giovani diventino consapevoli del rischio a cui vanno incontro guidando in stato di ebbrezza. Un pericolo per loro stessi, ma anche per tutti gli altri utenti della strada. Questo progetto riteniamo sia più efficace rispetto alle campagne simili, basate unicamente su messaggi pubblicitari, perché fa percepire direttamente al guidatore la pericolosità del proprio stato di ebbrezza, e quindi i rischi che corre e le responsabilità che si assume al momento di mettersi al volante".
Il progetto, che partirà nei prossimi giorni in un locale in fase di individuazione, punta a essere esteso nel corso del 2008 anche ad altri pub e discoteche, per essere accompagnato anche da spot e messaggi video
(*) Nota: proponiamo un altro slogan: “non bevo e riparto prima ancora” . La velocità di smaltimento dell’alcol è di circa 0,15 grammi all’ora. È piuttosto costante e non può essere accelerata da nessuna manovra o sostanza. Questo significa che con un’alcolemia di 2g/l, anche solo per rientrare nei limiti di legge, ci vogliono dieci ore.


IL TIRRENO

Contro l’alcol i poliziotti 007
Chiusi 4 locali in Versilia e a Pistoia: non rispettavano i limiti orari. I drink di moda conquistano anche le donne. E poi c’è chi fa il mix con la droga 
GIULIANO FONTANI 
Il fenomeno ha assunto dimensioni preoccupanti. I ragazzi bevono alcolici in grande quantità, si stordiscono con drink micidiali e qualche volta lo fanno come “antipasto” all’assunzione di sostanze stupefacenti. Bevono di tutto, fin da ragazzini. Una corsa all’alcol che quando non finisce in tragedia è comunque destinata a segnare fisico e psiche.
Ci si occupa di loro nelle cronache del “sabato notte”, ma il fenomeno sta diventando davvero grave, tanto da divenire un fatto di sicurezza e ordine pubblico di cui, oltre alle autorità sanitarie, si occupano questure e prefetture, comandi dei carabinieri e della guardia di finanza. A Lucca e a Pistoia il tema è di quelli scottanti, al punto che è stato deciso di dare un giro di vite, intensificando i controlli nei locali pubblici frequentati dai giovani, sanzionando quelli che hanno finto di dimenticare quel che dice la legge contro le stragi del sabato sera: niente alcol dopo le due di notte. Così quattro locali, due in Versilia e due nel pistoiese, sono stati visitati da agenti del commissariato di Polizia di Forte dei Marmi e da carabinieri del nucleo operativo di Pistoia. Sono entrati in abiti borghesi, hanno pagato il biglietto e si sono messi ad ascoltare musica. Ma dopo le fatidiche due di notte si sono avvicinati al banco-bar e hanno sorpreso i baristi mentre servivano bevande alcoliche.
Un vero guaio per “Ostras” di Marina di Pietrasanta, locale frequentato da ragazzi giovanissimi, ma anche per la più famosa “Bussola”, popolata da gente più adulta, ma non per questo meno trasgressiva nell’approccio con l’alcol. E a Pistoia le sorprese si sono avute al “No Bar” di via Nuova Pratese e al “Primadonna” di via Pieve a Celle, ritrovo conosciutissimo e frequentato nei week end da migliaia di giovani. Rapporti sono stati indirizzati ai sindaci, che dovranno decidere la sanzione da applicare, ma è facile prevedere la chiusura per un periodo di tempo, che sarebbe particolarmente penalizzante se cadesse a cavallo del Capodanno.
L’allarme è nazionale, ma la Toscana supera nettamente la media nel consumo di alcol tra i teenagers. Secondo i dati della Regione il numero dei giovani, di età compresa tra i 20 e i 22 anni, che non è in condizione di guidare a causa dell’assunzione di bevande alcoliche, è passato dal 41% del 2005 al 54% dell’anno scorso, quasi il 5 per cento in più della media nazionale.
La piaga-alcol però non è confinabile alle discoteche. Si comincia con l’happy hours delle 19, per la maggior parte bicchieri di prosecco, aperitivi con aggiunta di vino bianco, si prosegue a cena, si continua al pub o in discoteca. Qualche volta fino a mattina.
La legge c’è, le 2 di notte dovrebbe essere l’ora off-limits per l’alcol, perché si vorrebbe dare il tempo ai giovani che ne hanno assunto di digerirlo prima di mettersi al volante dell’auto per tornare a casa. Ma in realtà la bottiglia non tiene affatto conto dell’orologio. E i metodi che per aggirare la legge sono innumerevoli.
Qualche tempo fa il sindaco di Pisa Paolo Fontanelli emise un’ordinanza ancor più restrittiva: niente alcol dopo la mezzanotte. Ma il divieto fu aggirato. Dice un barista delle Piagge: «Era una beffa, noi a negare anche una birra e loro che andavano in auto a prendevano bottiglie di superalcolici comprate nel pomeriggio al supermercato...»
Fanno così anche adesso, in Versilia come nel pistoiese, nei locali della Valdinievole come nell’area fiorentina. Con qualche ulteriore accorgimento. Ad esempio c’è chi acquista mignon (che poi non sono tanto mignon) negli autogrill dell’autostrada, li nasconde nel giubbetto e a qualsiasi ora della notte le tracanna nel bel mezzo della sala.
E’ vero che la legge vieta, dopo le 2 di notte, sia la vendita che il consumo, ma non è sempre facile intervenire.
«Ci sono gruppi di ragazzi - dice il cameriere di un noto locale versiliese - che verso la mezzanotte comprano bottiglie di whisky, vodka, rum spendendo anche 100, 150 euro. Poi le portano al tavolo. Cominciano a bere subito, ma le finiscono quando vogliono, alle 3 di notte, ma anche alle 4, alle 5. Se gli fai notare che non è ora di bere alcolici, ti fanno passare per un ladro. Noi questa roba l’abbiamo pagata, rispondono».
A Livorno i locali del viale Italia sono una discoteca a cielo aperto, una “movida” in salsa labronica che negli altri periodi dell’anno ha il suo centro all’Attias.
«Bere gli alcolici è funzionale al divertimento, infatti non li si degusta, si assumono» dice Stefano Carboni, uno dei responsabili dell’associazione Lila P24 «e per giunta aumentano le donne che consumano alcol e purtroppo lo fanno in modo ancor più disordinato, spesso a stomaco vuoto, vuoi per le rigide diete, vuoi perché vanno di fretta e saltano la cena. Oppure perché, come i maschi, hanno pochi soldi a disposizione e preferiscono il drink al panino».
Il crescente numero delle patenti di guida ritirate anche a giovanissimi perché sorpresi al volante in stato ubriachezza, ha fatto scattare l’allarme soprattutto nelle località delle discoteche e dei locali notturni. Per questo le autorità di Lucca e di Pistoia sono intervenute intensificando i controlli anche con l’intervento di agenti in borghese. Deve essere chiaro a tutti, in vista dei prossimi weekend e delle festività natalizie e di fine anno, che bere alcolici dopo le due di notte può costare caro, non solo a chi ne fa un uso dissennato, ma anche a chi li vende.


IL TIRRENO

Un San Silvestro senza deroghe dopo le 2 si brinda con la Coca-Cola 
Il coprifuoco vale anche per spumante e champagne. I gestori: un favore agli abusivi 
Il prossimo Capodanno sarà ricordato per i brindisi frettolosi: nei locali pubblici si potrà infatti festeggiare l’arrivo del 2008 con spumante e champagne, ma soltanto fino alle 2 di notte. Dopo, per legge, i gestori dovranno interrompere la somministrazione di bevande alcoliche. E’ quanto prevede il decreto, poi convertito in legge, che impone l’interruzione della somministrazione di bevande alcoliche dopo le ore 2 della notte a tutti i titolari e gestori di locali.
Locali, dice la legge, «ove si svolgono, con qualsiasi modalità e in qualsiasi orario, spettacoli o altre forme di intrattenimento, congiuntamente all’attività di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche».
Scettici sulle nuove disposizioni i proprietari dei locali che, come sottolinea un’indagine di Winenews, mettono in guardia dalle possibili infrazioni alle regole. «Questa legge favorisce gli abusivi - afferma Giancarlo Bornigia, proprietario del Piper e del Gilda, note discoteche romane - il divieto di vendere alcolici interessa solo i locali e le discoteche che hanno le licenze, mentre alle feste abusive si continuerà a bere come prima. Per non parlare di bar, ambulanti e supermarket che possono vendere alcolici a tutte le ore. Di questo passo saremo costretti a chiudere e a licenziare tutto il personale».
Maggiore attenzione al modo di rilevare le irregolarità viene chiesta anche dai rappresentanti della filiera del vino, preoccupati del fatto che durante tutto l’anno i ragazzi che vanno in discoteca si attrezzano lasciando in macchina o fuori dal locale le bottiglie di alcolici.
«Questa legge, che è nata sull’onda di particolari emozioni legate a fatti di cronaca (*) - sostiene convinto Ottavio Cagiano, direttore di Federvini - non è stata forse ponderata con sufficiente attenzione; ci si trova di fronte a giornate particolari, come il Capodanno, in cui è quantomeno strano pensare di interrompere drasticamente i brindisi ad un’ora prestabilita». (**)
Per questo c’è il rischio che la legge venga aggirata facilmente: «Ipotizzo il fatto - aggiunge Cagiano - che le persone siano indotte ad ordinare prima delle due nuove consumazioni per timore di restare con il bicchiere vuoto».
Ovviamente bisognerà anche prestare attenzione nel mettersi al volante dopo il cenone. La stessa legge prevede multe salate per chi guida in stato di ebbrezza e, nei casi più gravi, l’arresto: basta superare la soglia di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue per rischiare un’ammenda da 500 a 2.000 euro.
La legge impone anche di esporre all’entrata, all’interno e all’uscita dei locali le tabelle con le quantità, espresse in centimetri cubici, delle bevande alcoliche più comuni che determinano il superamento del tasso alcolemico per la guida in stato di ebbrezza, pena la chiusura del locale da 7 a 30 giorni.
Perciò molti gestori di ristoranti, discoteche, pub hanno già ordinato etilometri da piazzare nel proprio locale.
(*) Nota: sarà anche stata l’onda dell’emozione, ma la necessità di intervenire per limitare gli incidenti sotto effetto di alcolici era sentita da più parti e da molto tempo. Tutti gli anni a capodanno assistiamo ad una strage annunciata; quest’anno per la prima volta è in vigore una norma che potrebbe salvare qualche vita umana, ma la preoccupazione è rivolta unicamente al fatto che in alcuni locali non si può bere oltre le due. Vedremo in questo periodo quanti articoli metteranno l’accento sul rischio capodanno/alcol e quanti si lamenteranno del limite alla somministrazione.
(**) Nota: è forse vero il contrario. Cioè che questa legge è stata ponderata con troppa attenzione. Attenzione a non limitare eccessivamente la vendita di alcolici, altrimenti la limitazione sarebbe stata estesa a tutti i locali. Come era logico che fosse.


CORRIERE ADRIATICO

Il dolore degli amici “Era un ragazzo speciale, voleva sfondare con la sua band”. L’ultima sera prima dello schianto“E’ stato con noi fino a tardi: poi è andato via con lo scooter e non lo abbiamo più visto” Il giovane musicista di 25 anni è morto ieri a tre giorni dal terribile incidente
Juri non ce l’ha fatta, donati gli organi
SENIGALLIA - La sua vita era appesa ad un filo. Lo sapevano i genitori Renato e Mara, lo sapevano la sorella Alessia e la fidanzata Martina. Quel filo sottile, a cui anche gli amici di Juri Bellucci si sono aggrappati da domenica mattina, si è spezzato ieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Torrette quando i medici hanno dichiarato la morte cerebrale dello sfortunato ragazzo vittima di un tremendo incidente stradale sulla provinciale per Sant’Angelo.
Tre giorni passati a pregare e sperare, ma il miracolo tanto invocato ha preso un’altra strada: la morte di Juri, 25 anni, sarà la vita per altre persone, i suoi organi restituiranno il sorriso a tanti ammalati. “Era quello che lui avrebbe voluto”, sottolineano gli amici che non si danno pace. “Ce lo diceva che avrebbe voluto donare i suoi organi nel caso in cui fosse morto prematuramente”.
Amare, suonare e sognare: erano questi i tre imperativi del giovane senigalliese strappato alla vita mentre stava tornando a casa dopo una serata con gli amici. Amava la vita, la sua fidanzata Martina, la sua famiglia.
Amava i suoi compagni di avventura e la band che gli aveva permesso di esprimere la sua vena artistica. Juri Bellucci aveva fondato gli Ensenada con altri quattro coetanei senigalliesi e suonava la batteria. Prove e concerti gli avevano dato una doppia opportunità, che aveva colto al volo: quella di risollevarsi con coraggio e dignità dai tipici problemi adolescenziali e di sognare un futuro migliore, sfondando nel campo musicale per dedicarsi completamente a questa attività. “Juri ci credeva veramente ed era convinto che prima o poi avrebbe anche smesso di fare il muratore”. Ricordi che scorrono veloci nella mente, ora che Juri non c’è più.
Come l’ultimo sabato sera trascorso insieme, tra una risata e l’altra, fino al momento del rientro a casa. Quella sera Juri non aveva lo scooter e lo aveva chiesto in prestito ad un amico, anche lui di Sant’Angelo, con la promessa che glielo avrebbe riportato entro la domenica mattina. Una promessa è una promessa. Juri raggiunge la comitiva sul lungomare, poi il gruppo si sposta in un bar al Foro Annonario.
E’ tardissimo, quasi l’alba e il venticinquenne decide che è arrivata l’ora di tornare a casa. “La sorella Alessia e un nostro amico hanno chiesto a Juri di tornare in macchina con loro, dal momento che si era fatto veramente tardi. Hanno insistito ma lui non ne ha voluto sapere. Doveva riportare indietro lo scooter e non voleva lasciarlo incustodito a Senigallia. Così ha messo il caso, ha acceso il motorino e si è avviato verso Sant’Angelo. Quella è stata l’ultima volta che lo abbiamo visto”.
Il destino lo aspettava dietro una curva, non ha avuto neanche il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo. Una macchina con a bordo quattro cittadini del Marocco ha invaso la sua corsia e lo ha preso in pieno. Una macchina che correva troppo, con al volante un uomo residente a Scapezzano che è risultato positivo al test dell’alcol. Juri Bellucci è arrivato a Torrette in condizioni disperate: ha lottato per tre giorni prima di abbandonarsi alla morte e di dire addio ai suoi sogni.
M.TERESA BIANCIARDI


CORRIERE ADRIATICO

La denuncia della famiglia: la macchina che gli ha tagliato la strada andava a forte velocità
“L’automobilista era ubriaco, ce l’hanno ucciso”
SENIGALLIA - “Vogliamo che si sappia, deve essere chiaro a tutti: il nostro Juri ce lo hanno ucciso”. Al telefono lo zio di Juri Bellucci trattiene a stento le lacrime. Ha la voce rotta dall’emozione, solo qualche ora fa i medici hanno avvisato i familiari che per il ragazzo ormai non c’era più niente da fare. Nonostante tutto il dolore che ha dentro parla a nome del papà del giovane e di tutta la famiglia.
“In questi giorni - racconta al Corriere Adriatico - abbiamo letto diverse versioni sulla dinamica dell’incidente di domenica mattina. Vogliamo che venga fuori la verità, che è una sola e che è stata confermata dalle indagini effettuate dalle forze dell’ordine. La polizia che ha fatto i rilievi ci ha detto che l’auto ha tirato dritto nella curva invadendo la corsia di mio nipote e che viaggiava forte velocità. Andate a vedere i segni sull’asfalto: la macchina si è fermata 160 metri dopo l’impatto, uno schianto terribile. Il motorino lo hanno ritrovato cento metri più in giù. Ce lo hanno ammazzato... Il marocchino che guidava aveva bevuto, gli hanno fatto il test ed è risultato positivo. Bisogna denunciarle queste cose, perchè non ci si può mettere alla guida quando hai bevuto ed andare a tutta velocità in una strada piena di curve. Scrivetelo, rendete giustizia al nostro Juri che non c’è più”.
Una tragedia che unisce il dolore della famiglia Bellucci a quella di molte altre che hanno perso i propri cari per colpa dell’alta velocità e la guida in stato di ebbrezza. Che almeno il sacrificio di Juri non sia vano e che la sua morte possa contribuire a salvare altri giovani.
MTB


LA STAMPA

TRAGEDIA DI CARTIGNANO. LA GUARDIA GIURATA SUICIDA
“L’ha urlato a tutti: mi uccido”

Parla l’amico del giovane morto perché gli avevano tolto la patente
Un’ingiustizia, per lui vedersi ritirare la patente è stato come subire un’ingiustizia»: Bruno Aimar, l’ingegnere che sabato notte era in auto con Gabriele Aimar, la guardia giurata che si è sparato alla tempia dopo che la Polstrada lo aveva sorpreso al volante in stato d’ebbrezza, fermo sulla gradinata dell’obitorio del «Santa Croce» ha lo sguardo nel vuoto, non riesce a spiegarsi quel gesto.
Com’è andata?
«Non eravamo ubriachi. Avevamo bevuto come succede durante una qualsiasi cena tra amici, senza esagerare. Sul rettilineo di San Giuliano, davanti alla piscina di Roccabruna, la macchina che ci seguiva ha acceso i lampeggianti. Gabriele ha capito subito che era la Polizia e ha accostato».
Era tranquillo?
«I poliziotti lo hanno prima sottoposto all’alcoltest, poi all’etilometro».
Quando ha capito che gli ritiravano la patente?
«Si è messo a implorare gli agenti a supplicarli “così mi avrete sulla coscienza, sono una guardia giurata, perderò il lavoro, mi toglieranno il porto d’armi, vado a casa e mi sparo’’. Ha iniziato a ripetere queste frasi in modo ossessivo».
Avete telefonato a casa?
«Sì, perchè anch’io sono risultato positivo all’acoltest e quindi non potevo guidare l’auto»
All’arrivo dei genitori?
«Io e lui siamo saliti sull’auto che è stata affidata al padre. Anche durante il viaggio verso casa continuava a ripetere che la sua vita non avrebbe più avuto un senso. Come se gli fosse caduto il mondo addosso, senza patente si sentiva rovinato»
Avete cercato di tranquillizzarlo?
«Il padre, più volte, gli ha detto di stare tranquillo, di non pensarci, che al lavoro, giù a Cuneo, lo avrebbe accompagnato lui, visto che è in pensione. Gabriele non si dava pace. Quando siamo passati davanti al cimitero di Cartignano ha ripetuto “mettetemi vicino ai nonni”. Non pensavamo dicesse sul serio, tanto meno potevano immaginarlo i poliziotti».


CORRIERE ADRIATICO

Ubriachi autolesionisti al parco del Gabbiano
ANCONA - S’erano scolati un cartone intero di birre e una volta sbronzi avevano inscenato un poco convinto tentativo di suicidio di coppia. Poi uno di loro è rinsavito e, farfugliando qualcosa al telefonino, ha chiesto aiuto al numero di pronto intervento della questura. Due giovani anconetani di 30 e 31 anni, entrambi con un passato da tossicodipendenti, sono stati soccorsi dai poliziotti di quartiere in servizio a Torrette perché dopo aver bevuto fino a ubriacarsi s’erano inferti una serie di ferite superficiali alle braccia con delle lamette da barba. L’allarme è scattato ieri pomeriggio poco prima delle 17 al parco del Gabbiano, giardino pubblico non sempre ben frequentato e teatro in passato anche di violenze ai danni di una ragazzina di tredici anni. A chiedere aiuto con una telefonata al 113 è stato proprio uno dei due giovani, che hanno precedenti di polizia per reati legati allo spaccio di stupefacenti e negli ultimi mesi erano seguiti dal centro di igiene mentale anche per problemi di abuso di alcol. Quando i poliziotti di quartiere sono arrivati al parco del Gabbiano li hanno trovati in uno stato pietoso. Uno s’era addormentato su una panchina, l’altro si spiegava con frasi sconnesse. Accanto a loro un cartone di bottiglie di birra vuote spiegava benissimo cos’era accaduto. Entrambi i giovani avevano ferite agli avambracci, non tali però da far temere per le loro condizioni. I due giovani sono stati condotti in ospedale e medicati. Dovrebbero cavarsela con pochi giorni di prognosi. Al parco del Gabbiano è intervenuta anche la dirigente della Squadra Volanti Cinzia Nicolini.


IL TIRRENO

Con l’auto in spiaggia, completamente ebbro
Fermato un 23enne, altri due automobilisti denunciati 
CARRARA. Tre patenti di guida ritirate e altrettanti automobilisti denunciati per guida in stato di ebbrezza.
E’ questo il bilancio dei controlli ad ampio raggio su tutto il territorio disposti dal Commissariato per cercare di frenare il fenomeno delle cosiddette “stragi del sabato sera”, causate dall’abuso di alcol alla guida.
Per quel che riguarda l’abuso di alcol sono stati tre gli automobilisti fermati dalla polizia durante il week end.
Il primo a cadere nella rete degli agenti è stato un quarantaduenne carrarese che si è schiantato a forte velocità contro il muro di cinta di un’abitazione di Bonascola.
Il quarantaduenne è rimasto fortunatamente incolume nell’urto, ma gli agenti intervenuti vedendo le condizioni n cui versava hanno deciso di sottoporlo all’accertamento dell’“alcoltest” che evidenziava un tasso alcolemico di ben sette volte superiore al consentito (vicino al coma etilico).
Per l’incosciente automobilista è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza e l’immediato ritiro della patente che potrà riottenere solo dopo il superamento di specifici esami clinici presso lo Commissione medica provinciale.
A un altro automobilista era stato invece intimato l’alt e dal successivo accertamento all’“alcoltest” è emerso un tasso alcolemico ben quattro volte superiore a quello consentito. Immediata la denuncia per guida in stato di ebbrezza e il ritiro della patente che l’indisciplinato automobilista potrà riottenere anche in questo caso solo dopo il superamento di specifici esami clinici presso la Commissione medica provinciale.
Denuncia e ritiro della patente anche per un rumeno di 23 anni, sorpreso dagli agenti del Posto di Polizia di Frontiera di Marina di Carrara, mentre effettuava evoluzioni con la sua auto (una Fiat Punto) nella spiaggia libera antistante l’area portuale (ex idrovora).
Gli agenti hanno intimato l’alt alla Punto identificando i tre occupanti (tre giovani rumeni incensurati) e sottoponendo all’etilometro l’autista apparso subito in condizioni non idonee alla guida. L’accertamento ha consentito di rilevare un tasso alcolemico di ben cinque volte superiore al consentito.


BRESCIAOGGI

GHEDI
Albanese arrestato dai carabinieri
Ubriaco e violento
Aveva alzato il gomito e quando i carabinieri lo hanno fermato per controllare i documenti ha perso le staffe. Il risultato della serata di baldoria per un albanese di 28 anni: manette per resistenza a pubblico ufficiale e trasferimento in cella a Canton Mombello.
I guai per l’albanese sono cominciati poco prima dell’una di notte in un locale di Ghedi. Il 28enne, residente a Pisa, ma di fatto domiciliato a Ghedi, in compagnia di un amico è entrato in un locale. Aveva esagerato con gli alcolici e ha cominciato a dare fastidio al gestore del bar e ai clienti. I due albanesi sono stati allontanati. Qualche istante dopo sono rientrati in un altro bar e hanno ripreso a dare fastidio. A questo punto il barista ha chiamato i carabinieri. I militari hanno preso i due albanesi e chiesto i documenti, l’amico ha fornito il passaporto senza creare problemi, mentre il 28enne ha reagito con violenza.W.P.


IL TRENTINO

Pestaggio al Calkera, il titolare si difende
Gelmi: «Bisoli? L’ho solo spinto fuori, infastidiva gli altri clienti» Veglione movimentato due anni fa Un ragazzo venne picchiato e riportò 40 giorni di prognosi Oggi però nessuno ricorda con esattezza cosa accadde nel locale «E’ passato troppo tempo»
FOLGARIA. Dopo tre anni, la memoria vacilla. Anche quella dei carabinieri chiamati ieri a testimoniare sul presunto pestaggio di Capodanno al pub Calkera di Fondo Grande. Chi invece ha ricordi precisi è l’imputato Ugo Gelmi, titolare del locale. Il quale assicura di non aver nemmeno toccato Andrea Bisoli, il ragazzo che lo ha denunciato. «Solo quando il ragazzo che mi stava aiutando a portarlo fuori dal locale ha aperto la porta di emergenza l’ho spinto fuori, poi abbiamo richiuso a chiave». Resta il quesito: chi ha picchiato Bisoli?
Anche ieri mattina sono sfilati in aula i testimoni di quella notte di Capodanno 2005-6. Uno di questi è Andrea Amorth, un trentino amico di Bisoli, che afferma di aver visto trascinare via l’amico, preso a viva forza dal piano superiore del locale, dove si stava svolgendo la festa. «Lo accompagnavano giù per le scale il titolare Ugo Gelmi e un altro giovane che credo fosse della security. Lo hanno portato nel bagno, al piano terra, dove hanno discusso animatamente. Lui era arrabbiato, ha anche spaccato una plafoniera con un pugno». Amorth ammette anche che Bisoli fosse alticcio. «Era Capodanno, non ce n’erano molti di sobri». Bisoli viene spinto verso la porta d’emergenza, che si apre. Il giovane viene chiuso fuori. Poi però nessuno sa con esattezza cosa sia successo. Quando, un’ora e mezzo dopo, arrivano i carabinieri, Bisoli è fuori dalla Calkera, ha il volto tumefatto. I referti medici parlano di lesioni guaribili in 40 giorni.
Anche i testimoni riconoscono che all’esterno il giovane «aveva dei lividi e delle ecchimosi che prima, all’interno del locale, non avevamo notato». Nemmeno un carabinieri intervenuto sul posto ricorda granchè. Gelmi invece, riesce a fornire una ricostruzione dei fatti. «Alcuni dipendenti mi avevano segnalato questo ragazzo molto esagitato che spintonava e disturbava gli altri clienti. Era fuori di sè e prima che la situazione degenerasse io e Tiziano, il ragazzo che si occupa dello sci noleggio, lo abbiamo costretto a seguirci al bagno. Volevo cercare di calmarlo. Il locale era stracolmo, lungo le scale siamo scivolati e Bisoli mi ha preso con il braccio per il collo, stringendolo. Mi sentivo soffocare, poi per fortuna Tiziano lo ha sollevato». Anche al bagno però Bisoli è più che mai agitato. Furioso, assicura Gelmi, che racconta: «Con un pugno ha frantumato una plafoniera. Io mi sono preoccupato che non si fosse fatto male. Mentre cercavo di convincerlo a uscire, la sua ragazza mi gridava dalle scale “Non mandarlo fuori, lo ammazzeranno”. Non so a cosa si riferisse. Tiziano ha aperto la porta, io l’ho spinto fuori. E’ stato l’unico momento in cui, lo ammetto, gli ho messo le mani addosso. Poi ho richiuso a chiave e avevo quasi dimenticato il brutto episodio quando, un’ora e mezza dopo, verso le tre, sono arrivati i carabinieri». Prossima udienza il 19 febbraio, con discussione e sentenza. (gil)


IL GAZZETTINO (Belluno)

A TISOI 
Molestie sull’autobus, sotto processo per interruzione di pubblico servizio

È stato rinviato al prossimo 18 febbraio il processo a carico di Luca Da Rold, 44 anni di Belluno, accusato di interruzione di pubblico servizio.
Nell’ottobre 2005 Da Rold salì in una corriera di linea della Dolomitibus, secondo alcune testimonianze l’uomo appariva in evidente stato di ebbrezza e dava fastidio all’autista, disturbandolo mentre guidava il mezzo pubblico. Ma non solo, pare che De Luca avesse preso di mira anche alcuni viaggiatori che si trovavano all’interno del pullman creando situazioni di disagio e in alcune occasioni minacciando di ingiusti mali alcuni passeggeri. Finchè l’autista della Dolomitibus, all’altezza di Tisoi, chiamò i carabinieri con il cellulare. Nell’attesa dell’arrivo dei militari, accostò il mezzo a bordo carreggiata e si fermò, tenendo le porte chiuse per imepdire che De Luca si desse alla fuga comprendendo la mala parata. Alla fine arrivarono i carabinieri che lo portarono via.
Ieri davanti al giudice Arturo Toppan (pn Gasparini) doveva rispondere del reato di interruzione di pubblico servizio. L’udienza è stata rinviata per sentire anche un ulteriore teste che ieri non era in elenco. Se ne riparla il 18 febbraio 2008.


IL TRENTINO

PUB NEL FILM
Spot anti-alcol la Provincia chiede scusa
TRENTO. Il suo locale era finito in uno spot della Provincia (diffuso nei cinema) contro l’abuso di alcol: un giovane che beve fino allo sfinimento al pub Tetley’s di via degli Orti e poi si schianta con il motorino. Peccato che il titolare, Andrea Puzzanghera, non ne sapesse nulla. Nessuno gli aveva chiesto l’autorizzazione, figurarsi quando si è accorto che il locale era associato negativamente all’alcol: «Denuncio la Provincia», aveva detto.
L’ente pubblico ammette l’errore e chiede scusa: «In relazione all’articolo apparso sul Trentino - si legge nella nota - nel quale Andrea Puzzanghera, titolare del Tetley’s, lamentava il fatto che il proprio locale, a sua insaputa, era stato oggetto di riprese televisive utilizzate per un concorso ai fini di una campagna di prevenzione per contrastare l’uso/abuso di sostanze alcoliche, l’Assessorato alle politiche per la Salute, promotore principale dell’iniziativa, intende scusarsi con il gerente per l’increscioso episodio che ha dato adito ad interpretazioni distorte e fuorvianti». «Il filmato è stato visionato da una giuria di esperti che non ha, involontariamente, rilevato i possibili e legittimi elementi di contestazione. L’obiettivo del concorso “Zerogradi clip” è quello di rendere i giovani soggetti attivi e protagonisti della campagna, utilizzando il proprio vissuto per responsabilizzare ed aumentare la consapevolezza dei coetanei sulla problematica alcol, non certo quello di “criminalizzare” il singolo operatore».


TICINO NEWS

MERCOLEDI 5 DICEMBRE 2008
Le strane domande per non perdere la patente

Se la Circolazione sospetta problemi di alcolismo potrebbe rivolgere, attraverso un questionario psicologico, domande bizzarre
Chi viene pizzicato alticcio, o peggio, completamente ubriaco al volante, si sa, può correre diversi rischi. Rischi legati alla propria vita e quella altrui. Ma anche una lunga serie di sanzioni amministrative e penali. Chi oltrepassa i limiti e decide di mettersi ubriaco alla guida della propria autovettura sappia che potrebbe trovarsi a rispondere a un curioso questionario con una lunga, anzi infinita serie di domande. Domande molto particolari che normalmente vengono sottoposte nei casi in cui la sezione della circolazione deve determinare l´idoneità alla guida nel caso vi sia un sospetto che il conducente abbia problemi di alcolismo.
Per non perdere la patente i conducenti sotto esame dovranno apporre una crocetta su vero oppure falso a domande del tipo "mi piacciono i bambini", "sono soddisfatto della mia vita sessuale", "credo che ci sia un Dio", "ho la diarrea una volta al mese o più spesso" e così via per un totale di oltre 150 domande. Domande, curate dagli esperti della associazione Ingrado, che hanno catturato la nostra attenzione. Anche perché ci è sfuggito il nesso con i problemi di alcool al volante. Abbiamo cercato le prime risposte ai nostri quesiti a Camorino, presso l´ufficio giuridico della Sezione della circolazione. Dove però ci hanno consigliato di rivolgerci direttamente a Ingrado, l´ente responsabile delle perizie psicologiche.
In giornata abbiamo cercato qualcuno presso l´associazione Ingrado per capire con quali finalità vengono poste le domande e con quali obiettivi, ma purtroppo non è stato possibile parlare con lo psicoterapeuta incaricato. Intanto un consiglio possiamo azzardarlo: se non volete trovarvi davanti a imbarazzanti questionari, niente alcool al volante.


Giovedì, 06 Dicembre 2007
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